Pierre Albert-Birot: De L’est à l’ouest
[Trad. C. A. Sitta, in STEVE 1, aprile 1981, pp. 112-13]

Nikola Sop: da “La conquista del dado”
[Trad. dal croato di Dubravko Pušek, in STEVE 2, 1982, p. 54]

Apollonio di Tiana: Nuctemeron
[in Steve 3, novembre 1983, pp. 11-15]

Daliah Ravikovitsch: Il Tempo Preso Nella Rete
[in STEVE 4, gennaio 1985, p. 82. Traduzione dall’Israeliano di Gaio Sciloni]

Nathan Zakh: Il pittore dipinge
[in STEVE 4, gennaio 1985, p. 80. Traduzione dall’Israeliano di Gaio Sciloni]

Cid Corman: da “Aegis”
[in STEVE 6, maggio 1987, p. 84. Traduzione di Elio Grasso]

Gerald Bisinger: da “Il senso della letteratura”
[in STEVE 6, maggio 1987, p. 88. Traduzione dal tedesco di Gerhard Kofler]

 

Gerald Bisinger: Il senso della letteratura
[in STEVE 6, maggio 1987, p. 88]
[Traduzione dal tedesco di Gerhard Kofler]

Da Palermo mi arriva qui a Berlino in mezzo
alla neve bagnata la domanda sul senso della
letteratura cosa ha senso cosa nonsenso cosa al di là
del senso oppure insensato dipende dalle circostanze o per
lo meno al contesto in un determinato luogo e per di più
in un certo periodo è autoterapia la poesia
come Günter Schultz ha detto recentemente
qui a Berlino nel ristorante della stazione
del Wannsee è la sacra litania melodica
il significato delle parole dei vocaboli diventato
irrilevante nel corso dei tempi poesia da mulino di preghiere
insensata non di certo nel suo contesto adeguato
sto seduto scrivo penso

Sto seduto a Berlino non in mezzo alla neve bagnata
ma al caldo scrivo letteratura produce letteratura tramite me per mezzo del mio io sì è
proprio così in un determinato momento in un determinato
luogo accade che la poesia mi diventa luogo a Vienna Roma
Berlino e altrove mi si presenta il mio io
viene creata nella poesia la mia esistenza tra
uomini rimango in Europa per il momento al-
meno trattengo il mio io nella poesia
in tedesco e rimango capace di agire almeno
qui in Europa questo per me è oggi
come oggi il senso della letteratura alla domanda
di Palermo oggi non do risposta

(Berlino, 29 marzo 1985)

 

Cid Corman: in “Aegis”
in Exasperation (trad. Esasperazione)
[Traduzione di Elio Grasso]

What do you
want of my
young life – ourmother used
to cry to
us children.We wanted
her – all her
life. Evennow – whit her
dead – we want
all her life.A man says.
Of course. You
know what thatmeans. You know
what it means
at this point.
To reach an
empty
stage.(a
painted
evergreenfor scenary)
and danceas only
a ghost
can.[…]
Che cosa volete
dalla mia
giovane vita -nostra madre
di solito gridava
ai suoi ragazzi.Volevamo lei –
tutta la sua
vita. Ancheora – alla sua
morte – vogliamo
tutta la sua vita.Un uomo parla.
Senza dubbio. Tu
sai che cosasignifica. Tu sai
che cosa significa
a questo punto.
Giungere in
un teatro
vuoto(un
dipinto
sempreverdeper scenario)
e danzarecome solo
un fantasma
sa.[…]

 

Nathan Zakh: Il pittore dipinge
[in STEVE 4, gennaio 1985, p. 80]
[Traduzione dall’ebraico di Gaio Sciloni]

Il pittore dipinge,
lo scrittore racconta;
ma il poeta non canta:
è una montagna ai bordi della strada,
o un albero, un profumo.
Qualcosa piange, o già più,
quel ch’era nuovo e non ritornerà
come ritornan sempre le stagioni.

Il caldo, il freddo, il gelo e il riso nuovo
del cuore quando ama o l’acqua,
qualche cosa di vasto e non compreso,
come un vento o una nave o una canzone.

Qualche cosa che resti.
Qualche cosa!

 

 

Daliah Ravikovitsch: Il Tempo Preso Nella Rete
[in STEVE 4, gennaio 1985, p. 82]
[Traduzione dall’ebraico di Gaio Sciloni]

Di nuovo fui come una bambina,
con le unghie annerite dal lavoro
e dallo scavare canali nella sabbia.
Dovunque si posassero i miei occhi, nastri di porpora.
E tanti occhi luccicavano come grani in collane d’argento.
Di nuovo fui come una bambina,
di quelle che di notte fanno il giro del mondo
e vanno fino in Cina
e nel Madagascar,
o quelle che rompono i piatti e le tazze
dal troppo amore
dal troppo amore
dal troppo amore

[…]

 

 

Apollonio di Tiana: Nuctemeron
[in STEVE 3, novembre 1983, pp. 66-7]

Prima ora
Obliando rabbia e malizia
nell’unità i Demoni intonano le lodi di Dio

Seconda ora
I pesci zodiacali nel duplice
salmodiano i medesimi inni,
i due Serpenti di Fuoco si avvinghiano al Caduceo
e la folgore diventa armonia.

Terza ora
Tre volte si attorcono le Serpi alla verga di Ermete,
Cerbero dischiude le triplici fauci
mentre il Fuoco armonizza la gloria dell’Alto
con tre lingue di folgore

Quarta ora
Ritorna a visitare i sepolcri, quarta ora dell’Anima.
Questo è il momento in cui agli estremi del
cerchio crociato si accendono le lampade magiche:
è l’ora di incanti e prodigi.

Quinta ora
Lo sciaquìo delle illuminate acque
osanna il Signore delle Sfere Celesti.

Sesta ora
E lo Spirito è immobile, osserva i mostri infernali
avanzarsi a Lui e non tremare.

Settima ora
Il Fuoco che infonde la vita
è concertato dal Volere dei Puri,
il Saggio impone la mano e la sofferenza si placa.

Ottava ora
Le Stelle conservano, l’aura dei Soli
si compenetra col sospiro dei fiori,
e tutte le entità della natura si corrispondono
avvinte da catene di armonia.

Nona ora
Il Numero che non deve essere rivelato.

Decima ora
È la chiave del ciclo astronomico,
del movimento circolare della vita degli uomini

Undicesima ora
Con arcano sussurro vorticano le ali dei Genî
che volano da sfera a sfera, da mondo a mondo
annunciando il messaggio dell’Uno

Dodicesima ora
Così, con il Fuoco, si adempiono
le opere dell’Eterna Luce

 

 

Nikola Šop: da “La conquista del dado”
[in STEVE 2, 1982, p. 54]
[Traduzione dal croato di Dubravko Pušek]

1 – Sulle cose

Com’è terribile questa verità.
Ogni materia scompare.
nella densità dello spazio
e più lo spazio è denso più chiara è la materia
più fissa.

In principio ero terrorizzato
passando accanto allo spazio verticale del dado.

Come se mi fossi trattenuto a malapena.

Così è il presentimento dello scalatore.
Così anch’io la stessa vertigine sentivo,
benché sotto di me non ci fosse
nessuna profondità
e tanto meno l’abisso.

Ancora mi trascino sul duro suolo
accanto alla perpendicolarità del dado
che è comparsa ingannevole
– ora l’ho presagito –

Sottraendo l’infinito,
spezzando sempre più lo spazio,

finché non compare, improvviso, il dado.

Questo pensiero soprattutto m’ha dato il coraggio
di continuare ad aggirarlo

[…]

 

 

Pierre Albert-Birot: Da Est a Ovest
[in STEVE 1, aprile 1981, pp. 112-13]
[Traduzione di Carlo Alberto Sitta]

Ils n’ont pas fixé l’heure et peut-être les berce
L’heure sera la même et peut-être rira
Si peut-être le veut peut-être à la renverse
Peut-être qu’en partant chacun d’eux te priera
Peut-être que dis-tu je dis je dis peut-être
Je n’en sais davantage et que veux tu pour eux
Rien que ce qui sera tout juste au moment d’être
Voulant ils ont voulu tu vois ce que tu veux
Veille vouloir en peu ce qu’ils veulent si rose
Et puis peut-être aussi qu’ils ne le veulent pas
L’heure sera la même alors si destin l’ose
O Destin fais un geste et dis-nous où tu vas
Et quoi si telle joie enbrasse telle joie
Ils le veulent peut-eêtre et ne l’ont pas voulu
Peut-être aura.t.il peur de trouer l’âme en soie
Peut-être jusqu’à l’heure où le destin est lu
Non han deciso l’ora cullandosi di forse
L’ora sarà la stessa e forse riderà
Se forse così vuole o forse l’altro forse
Forse mentre parte ognuno ti pregherà
Forse che ne dici io forse dico e dico
Altro non so ma di loro che farai
Essere e nulla più al momento che predìco
Volendo hanno voluto vedi tu cosa vorrai
Vuoi voler per loro un poco più di rosa
Anche loro forse non lo vogliono mai
L’ora sarà la stessa se il destino l’osa
Fa un gesto o Destino e mostra dove vai
E se di quella gioia quella gioia è la meta
Forse ora lo vogliono e non l’hanno voluto
Forse avrà paura di forare l’anima di seta
Fino all’ora forse che il destino è saputo