(1981)

Abitare la poesia vuol dire trovare casa, e il Laboratorio inizia a proiettare le sue ombre cinesi fin dalle prime serate. Si delinea una spettacolarità antitetica rispetto agli eventi fasulli che trovavano il loro spazio nella comunicazione.

All’esterno il Laboratorio incorpora da subito la via Fosse, con la manifestazione “Abitare la poesia” del 1981. Qui spicca la teatralità del Gesto e la fusione delle arti con la parola. La strada è ancora praticabile, le greggi non sono ancora uscite dall’ovile. Vengono da lontano, a proprie spese, quelli che vogliono esserci: ultima propaggine dei liberi raduni degli Anni Sessanta. Vengono Cesare Milanese, Mario Moroni, Giuliano Mesa, Alberto Cappi, Giancarlo Pavanello, Vincenzo Guarracino, Guido Savio. C’è Mary Elizabeth Conroy con le sue allieve di Danza Contemporanea. Il sottotitolo dice: “meeting urbano di arte musica danza poesia”. Evento che non rilancia una stagione, semmai la chiude. I poeti e i protagonisti non sono la sostanza di un organismo vivente in grado di ospitare, per i successivi trentacinque anni, quasi tutti i migliori. In realtà l’organismo assimila nella propria linfa i vari interpreti, ognuno nel proprio spaccato. L’economia ha deciso i ruoli, i liberi interpreti pare non servano più. Al Laboratorio di Poesia accade il contrario.

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